Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, 4 settembre 2021
La prossimità via per una nuova cultura della salute. Sarà questo il tema al centro del prossimo Giubileo degli Ammalati e degli Operatori Sanitari, che si terrà sabato 4 settembre nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata. L’evento è parte dei festeggiamenti per il Centenario della Canonizzazione del Santo patrono d’Abruzzo e sarà come sempre ricco di spunti di riflessione di carattere medico, culturale e pastorale, nonché di momenti di preghiera.
Il programma prevede in apertura i saluti del Vescovo di Teramo-Atri. Monsignor Lorenzo Leuzzi. A seguire i saluti del Direttore Generale della Asl di Teramo, il Dott. Maurizio Di Giosia, e dell’Assessore Regionale alla Sanità Nicoletta Verì.
Alle 10.15 interverrà la Presidente dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la Dott.ssa Mariella Enoc a cui faranno seguito le prospettive d’impegno di Mons. Tommaso Valentinetti, Arcivescovo di Pescara-Penne e delegato della Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana per la Pastorale della Salute. Modererà il dibattito il Dott. Giovanni Muttillo, Dirigente Professioni Sanitarie della ASL di Teramo.
Alle 11.30 il Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo dell’Aquila e presidente della CEAM, presiederà la celebrazione eucaristica, al termine della quale ammalati e operatori sanitari attraverseranno la Porta Santa nell’antico santuario.
Nel pomeriggio sarà poi protagonista il mondo del volontariato, con il 40° Pellegrinaggio Regionale della Sezione U.N.I.T.A.L.S.I. abruzzese. Alle 15.00 è in programma il passaggio dei pellegrini nella Cripta di San Gabriele e il saluto al Santo, mentre alle ore 16.30 si svolgerà la Processione Eucaristica presieduta da Mons. Lorenzo Leuzzi, che in vista dell’appuntamento giubilare sottolinea: «Dobbiamo far sentire a tutti i malati la nostra presenza e la nostra vicinanza. Ogni minuto in più è importante nelle nostre esistenze storiche e ciascuno di noi deve imparare a scrivere la propria biografia vivendola appieno. Però ognuno ha bisogno allo stesso tempo di sapere che c’è una comunità, che c’è la famiglia, che c’è l’assistenza sanitaria, che esistono le strutture adeguate per poter vivere fino in fondo la nostra condizione umana, nella consapevolezza che si può curare sempre anche se non sempre è possibile guarire».
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