Atri è stato lungo i secoli un centro importante sia sotto il profilo civile che sotto il profilo religioso. Situata là dove sorgeva l’antica città italica “Hatria”, sembra sia stata la città originaria della famiglia dell’imperatore Adriano, trasferitasi poi in Spagna.
Reperti archeologici e architettonici dimostrano l’esistenza in Atri di una chiesa fin dai secoli VI-VIII e poi di un’altra a cinque navate nel secolo XII, “Sancta Maria de Hatria”. Di essa si trova menzione in una bolla del 1140 di Papa Innocenzo II. Questa antica chiesa, forse modesta e bassa, attraverso vicende non del tutto note, fu trasformata nella Chiesa che fu poi la Cattedrale di Atri.
La elevazione di Atri a sede vescovile avvenne il 1º aprile del 1251. Essa fu diocesi autonoma solo per sei mesi, perché Innocenzo IV la unì alla diocesi di Penne “aeque principaliter” ossia in perfetta uguaglianza. Sulla diocesi di Atri, comparsa un pò tardi sulla scena locale, la diocesi di Penne rivendicava una certa preminenza. Le notizie storiche certe su Atri si hanno a partire dalla erezione della Diocesi, poiché da allora i Canonici cominciarono a redigere il Necrologio della Cattedrale, dove sono registrati gli avvenimenti della città dal secolo XIII al secolo XVI.La Diocesi aveva un territorio compreso tra il fiume Vomano, il fiume Fino e il mare Adriatico, territorio che essa ha conservato inalterato sia quando era “aeque principaliter” unita alla diocesi di Penne sia quando fu unita alla Diocesi di Teramo.
La Diocesi di Atri nella sua storia di unione con Penne ha avuto 55 Vescovi a cominciare da Beraldo Rainese. Vanno ricordati poi Bernardo, canonico di Augers (1302-1321) che restaurò la Cattedrale a sue spese; Antonio Probi (1462-1482) che fu ambasciatore di pace a Venezia e in Ungheria; Battista Valentini (1503-1513) umanista e docente alle Università di Firenze e di Siena, il quale partecipò al Concilio Lateranense V sotto Giulio II; Giacomo Guidi (1561-1566) che fu redattore di alcuni decreti del Concilio di Trento; Paolo Odescalchi (1566-1572) che costruì il Palazzo vescovile e il Seminario, celebrò il Sinodo del 1571 e partecipò alla battaglia di Lepanto; Gaspare Burgi (1657-1661) che celebrò il Sinodo nel 1661; Giuseppe Spinucci (1668-1695) che istituì il Monte di pietà a sollievo dei poveri e celebrò un sinodo nel 1681; Domenico Ricciardo ne (1818-1845) che restaurò la Cattedrale dotandola anche di opere di valore; Vincenzo D’Alfonso (1847-1880) che restaurò il Seminario e il Palazzo Vescovile e partecipò al Concilio Vaticano I, Raffaele Piras (1906-1911) che ebbe vita breve ma pastoralmente intensa e infine Carlo Pensa (1912-1949), milanese, che fu l’ultimo vescovo del periodo di unione della diocesi di Atri alla diocesi di Penne.
Dal 1º luglio del 1949 la Diocesi di Atri, conservando il suo stato giuridico di diocesi autonoma, fu unita “aeque principaliter” alla Diocesi di Teramo.Il 30 settembre del 1986 la Congregazione dei Vescovi nel provvedimento generale di ristrutturazione delle Diocesi in Italia, decise la piena unione delle Diocesi di Teramo e Atri con la denominazione di Diocesi Aprutina-Atriana e sede in Teramo nella Chiesa di S. Maria e con un territorio corrispondente ai territori delle precedenti diocesi di Teramo e di Atri. Da quella data la Cattedrale di Atri è diventata Concattedrale e il Capitolo è diventato Capitolo della Concattedrale della Diocesi di Teramo-Atri.
I Santi Patroni della diocesi unica sono S. Berardo e Santa Reparata.S. Reparata, Vergine e Martire, era una giovinetta di Cesarea della Palestina, che all’età di dodici anni subì il martirio sotto la persecuzione dell’imperatore Decio (249-251) per non aver voluto immolare agli idoli. I due Santi Patroni della Diocesi sono distintamente anche Patroni San Berardo della città di Teramo e Santa Reparata delle città di Atri, dove accanto alla Cattedrale è stata costruita una cappella intitolata alla Santa come a Teramo nella Cattedrale c’è la cappella intitolata a S. Berardo.
da “La diocesi di Teramo-Atri” di Gabriele Orsini, Teramo 1999