La lettera di Mons. Michele Seccia alla Comunità Diocesana: APRIRO’ UNA STRADA NEL DESERTO

L’invito per un rinnovato impegno sociale e politico dei cattolici, in un tempo di difficoltà e di crisi di valori, al fine di superare la pratica della delega mediante un generoso coinvolgimento.

“Aprirò una strada nel deserto” dice il Signore al popolo di Israele che teme di essere ormai condannato a morire nell’aridità!  Ho ripreso quelle parole per ricordare a noi tutti, durante il tempo della Quaresima, che è Lui, il Signore, ad aprire strade nuove ed impensabili per un popolo che sembrava andare alla deriva dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Importante, in quella circostanza, è l’azione di Mosè e di Aronne, dei Settanta “anziani” scelti per collaborare nella guida del popolo, sempre pronto a lamentarsi di tutto e di tutti per la fame, la stanchezza, la mancanza di futuro e, quindi, di speranza…

Avverto una forte provocazione e la trasmetto a voi tutti, amici uomini e donne, laici e chierici, quando sento solo lamenti e critiche su tutto e su tutti per la diffusa insoddisfazione della situazione che il territorio sta vivendo da molti mesi e a causa degli eventi negativi che si sono ripetuti, nonostante lo sforzo delle istituzioni nel fare fronte alle emergenze e ai bisogni della gente. 

Mi chiedo: non è forse il momento di farsi carico di una maggiore responsabilità civile, ecclesiale, politica, professionale, familiare … la Città, la Polis, la Res – Publica camminano con le gambe degli uomini e delle donne del tempo! Abbiamo trascurato la formazione ai valori, della responsabilità, del primato del bene comune, della solidarietà e della corresponsabilità, del primato della dignità della persona, della sussidiarietà e dello spirito di servizio mentre si stanno imponendo altri pseudo-valori tipici della cultura consumistica, la ricerca di interessi privati o di piccoli gruppi prevalenti … con l’amara conseguenza della polemica e della frammentazione di correnti ideologiche (politiche)!

Non intendo fare prediche. Sento il dovere di scuotere quanti si rifanno al Vangelo ed hanno a cuore la vita della società e la bellezza del territorio in cui si vive, per ritrovare o riscoprire motivazioni serie e valori alti per mettersi al servizio dell’intera comunità civile.

L’impegno socio-politico non è un ambito riservato a pochi. Il credente, come ogni persona di buona volontà e con intenzione retta hanno a cuore la società intesa come “casa comune” nella quale dovrebbe prevalere il bene comune più che il conflitto tra le parti sociali.  Mi permetto di ricordare con quale calore e determinazione il beato Paolo VI ribadiva che la politica è una delle forme più alte della carità. A 50 anni dall’enciclica Populorum Progressio (26 marzo 1967) ne dovremmo riprendere uno studio attento e interrogarci se abbiamo troppo trascurato un impegno per il quale  dobbiamo sentire una responsabilità sociale. 

Anche Papa Francesco ha ripreso lo stesso concetto affermando che la  politica sia vissuta come forma alta di carità.  Carissimi, la speranza cammina con le gambe degli uomini e i sogni diventano realtà quando al risveglio cominciamo a realizzare ciò che abbiamo sognato come possibile e desiderabile.

Mi auguro che questa mia lettera sia fatta oggetto di riflessione e considerazione all’interno delle associazioni, dei movimenti, delle parrocchie e nei diversi ambiti della comunità ecclesiale, affinché possa suscitare un rinnovato desiderio all’impegno sociale e politico, svolto come testimonianza e come servizio al bene comune.

Teramo 22 luglio 2017

✠ Michele Seccia