Dal 6 aprile 2009 al 30 ottobre 2016:
dopo gli eventi sismici tra paura e delusioni
Guardiamo avanti, con fiducia e organizziamoci!
Carissimi,
La nascita di Gesù riaccende la speranza! Una virtù fondamentale non solo per ogni credente, ma anche per ogni persona che non si accontenta di vivere alla giornata e desidera dare un senso alla propria vita. Quando circostanze sfavorevoli sembrano prendere il sopravvento, sovente ci si abbandona alla sfiducia e alla rassegnazione mentre nella mente si fanno largo pensieri negativi.
La speranza cristiana è una virtù teologale attiva ed operosa! Perché? È il messaggio che ci viene direttamente dalla grotta di Betlemme: il Bambino, non avendo trovato un luogo di accoglienza dove poter nascere, è stato deposto in una mangiatoia. Ebbene, pur nella sua fragilità e nell’indifferenza dei potenti del tempo, desta meraviglia e suscita curiosità nei poveri e nei piccoli, come i pastori, pronti a muoversi, ad andare per vedere e, così, scoprire quel Neonato che apre una via nuova … anche nel deserto!
Lo avevano anticipato i profeti dell’Antico Israele: Non ve ne accorgete? Ecco: Io faccio una cosa nuova: il deserto fiorirà! (cfr. Is 32,15; 43,19).
Una “parola profetica” che riaffiora nella mia mente ogni qualvolta guardo il quadro delle chiese e delle canoniche, non dimenticando le case di numerose famiglie, che gli eventi sismici del 2009 e del 2016 hanno reso inagibili nel territorio della nostra Diocesi e, ancor più, in vaste aree non lontane da noi.
Ma non facciamo prevalere la sfiducia! Più che abbandonarsi all’ottimismo emotivo ed illusorio, lasciamo rifiorire nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle comunità la speranza che non delude! Lo ha ricordato Papa Francesco incontrando i terremotati: L’ottimismo è un atteggiamento che serve un po’ in un momento, ti porta avanti, ma non ha sostanza. Oggi serve la speranza, per ricostruire, e questo si fa con le mani … (5 gennaio 2016)
Per questo: alziamo il capo, ritroviamo la fiducia, organizziamoci con impegno solidale.
Alziamo il capo
Verso l’alto: in segno di invocazione e di supplica. Ringraziamo il Signore constatando come la nostra terra sia stata risparmiata dalla perdita di vite umane… avremmo vissuto una tragedia ben più grave, se la scossa del 30 ottobre fosse avvenuta solo mezz’ora dopo!
Non dimentichiamo la speciale protezione di San Berardo Vescovo, nostro patrono che, secondo la tradizione tramandata nell’Inno liturgico, ha manifestato la divina tutela del popolo aprutino a lui devoto, guarendo malattie, allontanando tempeste, sanando divisioni, salvaguardando dal terremoto [Morbos, dolores solvit, fugavit et procellas, pestem iramque populi et terraemotus pressit[1]]. In questo anno giubilare, per il IX Centenario del suo arrivo come Vescovo di Teramo, invochiamolo con fiducia e onoriamone la memoria!
[1] Malattie e dolori sgomina, allontana tempeste, placa la peste e l’ira del popolo e il terremoto [Inno del M° Nicola DATI]
Ritroviamo fiducia
Carissimi, quanto maggiori sono i motivi di una crisi sociale, etica, culturale, politica, economica e, non lo nascondiamo, anche religiosa, tanto più dobbiamo riscoprire la gioia della fede che ci permette di vedere, nella criticità del momento, una grande opportunità di crescita e di speranza. Per questa ragione, pur di fronte alla dimensione dei danni materiali da riparare, delle chiese da restaurare, affinché tornino ad essere centri vivi e vitali per la vita di fede delle nostre comunità. Penso, in particolare, alle chiese parrocchiali delle frazioni montane, comunità già poco numerose ed ora disgregate per via dell’abbandono di abitazioni non sicure a causa dello sciame sismico. Non perdiamo la fiducia e la speranza! Forse la rigidità del clima invernale, con la neve annunciata e puntualmente caduta con abbondanza, non favorirà una rapida messa in sicurezza per l’agibilità di case e chiese, ma non restiamo inattivi!
Carissimi, diciamo NO alla rassegnazione passiva e prendiamo coscienza del prezioso patrimonio culturale, spirituale e morale, trasmesso e consegnato dalle generazioni passate a noi che ne conserviamo memoria e valori. È il momento opportuno per rilanciare la nostra identità che ci accomuna nelle radici della fede, nonostante le diversità e le scelte individuali. Eppure, quando le difficoltà si fanno sentire aumenta tra noi la forza del sentirsi uniti e del vicendevole sostegno. Oggi è il tempo di un rinnovato e convinto impegno corale che ci coinvolga nella solidarietà, che rinsaldi le relazioni personali superando le distinzioni che emarginano; in un rilancio culturale e politico capace di ritrovare il valore e il senso della comunità sociale e della ricerca del bene comune; senza oscurare, ma ravvivando la vita ecclesiale e la presenza pastorale animata dalla gioia del Vangelo e dalla fantasia della carità che, sola via, ci fa riscoprire l’importanza di autentiche relazioni familiari e sociali mentre si attua la vocazione alla santità. [Omelia per la festa di San Berardo]. Un fraterno invito che, me lo auguro di cuore, raggiunga non solo quanti sono rimasti per scelta o per necessità nelle frazioni, ma anche coloro che abitano abitualmente in altre città e vengono in questo territorio in diversi periodi dell’anno per ritrovare le proprie radici o per alcuni giorni di vacanze.
Organizziamoci …
D’intesa con gli organismi pastorali di consultazione e partecipazione alla vita della Diocesi [Collegio dei Consultori, Consiglio Presbiterale, Consiglio Pastorale, Consiglio per gli Affari Economici] ho deciso di accendere un conto corrente dedicato unicamente alla finalità della messa in sicurezza e alla riapertura delle Chiese che non hanno subito danni gravi, mettendo a disposizione quanto sarà a noi destinato dalla C.E.I. e una congrua somma della Diocesi.
Ma tutto questo non sarà ancora sufficiente. Pertanto, invito tutti coloro che possono e che hanno veramente a cuore il futuro delle Chiese, di essere generosi e di inviare contributi su detto conto precisando anche la finalità . . . nessuno pensi che il Vescovo o la Diocesi sanno solo chiedere! Come già dimostrato in passato, quando una comunità si impegna per intervenire a favore della propria chiesa parrocchiale, l’aiuto della Diocesi non è mai mancato!
Cerco di chiarire ancora meglio. Chi intende inviare un proprio contributo per la messa in sicurezza e/o per il restauro di una chiesa particolare può precisarlo nel versamento, e questa indicazione sarà resa pubblica puntualmente sul settimanale diocesano L’Araldo Abruzzese. Spero che, a seguito di questa iniziativa, anche le autorità statali, regionali e comunali si facciano carico di ciò che a loro compete, sia in termini di finanziamento, sia per agevolare i tempi burocratici, necessari ma non indefiniti.
A tale proposito rivolgo un pubblico e speciale appello ai Sindaci e alle Amministrazioni Comunali che da tempo continuano ad ignorare la normativa regionale relativa alla Legge Bucalossi, come regolata anche dalla Regione Abruzzo … sarebbe il caso di rivedere certe prese di posizione!
Ringrazio di cuore quanti presteranno attenzione e risponderanno a questo mio accorato appello ed auguro, a tutti e a ciascuno, un Nuovo Anno quale tempo proficuo di speranza attiva e concreta per non perdere la fiducia di vedere riaperte le non poche chiese parrocchiali ed i luoghi di culto delle frazioni montane.
Questi i riferimenti del conto dedicato alla messa insicurezza ed eventuale ripristino delle Chiese danneggiate dagli eventi sismici del 2009 e del 2016.
Diocesi di Teramo-Atri
TERREMOTO 2016 – FONDO RECUPERO CHIESE
IBAN IT63 N054 2415 3000 0000 1000 060
Banca Popolare di Bari
✠ Michele Seccia
Vescovo di Teramo-Atri
P.S. chiedo a tutti di prendere visione degli altri allegati.
Allegato 1: Comunicazione da Vescovo
Allegato 2: nota prot. TERAG 72035 – proc opere provvisionali