Cari giovani,
la lettera di febbraio vi giunge il giorno dopo la ricorrenza del decennale della mia nomina episcopale. Dieci anni non sono molti, ma neanche pochi.
Ho atteso questo giorno pensando alla mia esperienza giovanile: quando si è giovani è difficile, se non impossibile, ipotizzare le tappe della vita. Sognare sì, ma nessuna certezza. Noi viviamo in un mondo in cui confondiamo la certezza con la sicurezza: sicuro è il cammino, incerto è il traguardo.
Nei momenti difficili è istintivo accogliere la prima proposta di sicurezza che ci mette al riparo da ogni problema, da ogni difficoltà. Ciò che conta è non avere più interrogativi, più rischi.
Ma un mondo senza rischi non esiste. È pura utopia!
Come è possibile vivere senza correre il pericolo di restare delusi?
La mia proposta è una sola: non dobbiamo perdere tempo!
“Se non sono certo del risultato non mi impegno!”. Quante volte ho ascoltato questa frase. E quante volte anch’io ho dovuto vincere la tentazione di trovare il rifugio sicuro, di essere al sicuro.
Ma essere al sicuro significa non camminare e non raggiungere alcun traguardo; e quando lo si raggiunge si resta delusi perché è un traguardo di sicurezza non conquistato con il proprio impegno.
Il Signore ci propone un’altra via: cammina, non perdere tempo!
Ho sperimentato tante volte questo invito.
Il traguardo si raggiunge, ma talvolta è diverso da ciò che avevo previsto o sognato.
È la gioia di camminare insieme con il Signore e la comunità nella quale vivo, a cominciare dalla famiglia. Vivere da soli è avere paura.
Molti non se ne accorgono, pensano che la comunità sia un ostacolo al raggiungimento del traguardo: se cammino da solo, sono più veloce!
In realtà ci si illude di essere padroni della strada; da soli non si possono conoscere le vere e grandi possibilità del cammino.
Posso certamente camminare da solo, ma il traguardo da raggiungere coinvolge tutti, anche se io non ci avevo ancora pensato.
I veri traguardi della vita si raggiungono quando ci si prepara sapendo che i miei successi sono un dono per gli altri.
La paura, invece, ci impedisce di camminare tirando fuori il meglio di sé.
Non perdere tempo!
Il traguardo raggiunto senza camminare si consuma in un giorno; quello raggiunto dopo un cammino, talvolta faticoso e lungo, resta nel tempo.
È ciò che ci dona Gesù che, dopo il Battesimo al fiume Giordano, ha voluto camminare con noi perché i nostri traguardi non fossero passeggeri ma per sempre.
Non perdere tempo, anche se non vedi il traguardo all’orizzonte. Preparati, perché l’attesa non è vana se il tuo cammino è pieno di piccoli passi che lentamente ti avvicinano alla vera meta della tua vita: essere protagonista e non spettatore.
Lo spettatore ha paura, mentre il protagonista è coraggioso!
Dalla sicurezza passa alla certezza: è la certezza di chi non ha perso tempo e cammina spedito verso nuovi traguardi.
Non sei solo.
Con te c’è la Chiesa che cammina con il Signore.
Vostro,
+ Lorenzo, Vescovo