Teramo, lì 7 luglio 2019
Duomo di Teramo
Cari fratelli e sorelle,
desidero rivolgere un saluto cordiale e fraterno a tutti coloro che ci accompagnano e sono uniti a noi nella preghiera da casa perché impossibilitati a recarsi in Chiesa.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato è un grande dono per ciascuno di noi, per la Chiesa e per l’intera umanità. Dio ha deciso di consolare il suo popolo! (Cf. Is66,15).
Le parole di Paolo, nella seconda lettura, sono davvero inimmaginabili: “nella Croce del nostro Signore Gesù Cristo”, l’uomo è diventato nuovo, è “una nuova creatura” (Gal6,16).
Certamente molti saranno delusi e si domanderanno: ma è questa la consolazione di Dio?
Ricordo sempre come, quando ero giovane, la cultura contemporanea cercasse di proporre – e talvolta di imporre – l’idea di un uomo nuovo. Le grandi ideologie del ‘900 sono state tentativi di elaborare figure di uomini nuovi. Era, tuttavia, il segnoche l’uomo cerca e desidera essere nuovo.
Purtroppo, tali proposte si sono rivelate insufficienti!
Ma anche noi che siamo qui a Messa desideriamo essere nuovi! Forse non ci abbiamo più pensato ascoltando e, talora, non avendo la forza di reagire di fronte alle delusioni della società contemporanea.
Anche noi siamo qui, ma nel nostro cuore si celano tante delusioni. Nel brano del Vangelo di Luca troviamo la fonte di tali delusioni: anche noi abbiamo desiderato e, forse, continuiamo a desiderare che i demoni si sottomettano a noi!
È la delusione dell’uomo contemporaneo, poter dominare i demoni per essere protagonisti della storia.
Paolo ci indica la vera strada per essere davvero uomini nuovi e protagonisti della storia: dobbiamo scoprire che il nostro desiderio di novità è di esser stati assunti e trasformati nella Croce del nostro Signore Gesù Cristo.
Nella società contemporanea è pura illusione pensare di essere protagonisti della storia senza la consapevolezza che il desiderio dell’uomo di poter dominare le forze, che lo conducono verso la morte, possa essere superato e vinto con semplici proposte sociali e culturali, siano esse pure di carattere religioso.
È qui il grande dono della consolazione!
Dio ha consolato l’uomo perché non è più solo nell’impegno di vincere tali forze che conducono la storia verso la morte, ma lo ha intimamente unito alla vittoria di Cristo diventato il “centro del cosmo e della storia” (RHn. 1). Con Lui l’uomo può essere davvero protagonista della storia.
Possiamo così comprendere le parole di Gesù: “È vicino a voi Il regno di Dio!” (Lc10,12). Quanti oggi sanno o conoscono questo annuncio? La consolazione di Dio non è una speciale esperienza religiosa o un annuncio di rinnovamento sociale. È l’annuncio che Lui, il Risorto, è presente nella storia!
Cari amici,
pensando ai nostri giovani, quanti di loro attendono di portare a compimento il desiderio di essere nuovi, autentici, protagonisti?
Sono certo che sono tanti! Sempre di più, nonostante ci siano spinte volte a impedire loro di uscire dal tunnel dell’anonimato, dell’omologazione, dell’utopia.
Siamo noi oggi i settantadue che il Signore ha chiamato per inviarci nelle strade delle nostre città, del nostro Paese, dell’Europa, del mondo, per incontrarli!
Oggi la società contemporanea ha bisogno dell’annuncio della consolazione di Dio. È questa la vera novità, donata a ciascuno di noi e a tutti gli uomini in Gesù Cristo, che potrà rilanciare un nuovo sviluppo nel mondo.
Cari fratelli e sorelle,
forse siamo un po’ spaventati. Il Signore ci ricorda che non abbiamo bisogno di nulla in questo cammino. Ciò che conta è sperimentare nella nostra esistenza la Sua presenza che trasforma e orienta il cammino di ciascuno di noi!
Dio ha deciso di consolare il Suo popolo per sempre, fino alla fine dei tempi, e noi siamo testimoni e strumenti di questo progetto.
Ciò che conta nella vita non è il potere di sottomettere i demoni, potere che si manifesta in tante possibilità che la società ci offre, dalla innovazione tecnologica alla mobilità, ma di camminare con il Signore, con semplicità e responsabilità. Solo così si costruisce la storia e si aprono gli orizzonti dello sviluppo per tutto l’uomo e per tutti gli uomini.
Preghiamo intensamente per tutta la Chiesa, per tutti i battezzati, perché partecipando all’Eucarestia scoprano la chiamata del Signore ad essere ministri della Sua presenza nella storia aiutando l’umanità a non cedere alla tentazione delle fantasiose e utopistiche proposte di liberazione.
Portiamo nel cuore le parole di Gesù: “non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10, 20).
È questa la consolazione che cerca l’uomo. Noi l’abbiamo sperimentato. Non conserviamo per noi questo dono, ma comunichiamolo con gioia ai nostri fratelli che, anche se distratti, lo attendono!
Così sia!
+ Lorenzo Leuzzi
Vescovo